lunedì 11 febbraio 2008

Alfredo

Alla fine e' successo.
Ho sempre sentito parlare di tale Alfredo, come dell'ultimo capo dei ribelli, che dopo essere riuscito a fare dimettere il governo precedente, non ha deposto le armi ed ha continuato ad essere una spina del fianco nel governo nuovo, che virtualmente sarebbe dalla sua stessa parte.

Con l'aiuto del mio precedente autista (l'ho sostituito quando e' finito in carcere) stavo per organizzare un incontro con questo Alfredo Reinaldo, perché a quanto mi dicono e' sempre stato famoso per cortesia e cultura e il mio autista poteva organizzare l'incontro in quanto un tempo anche lui militava nelle sue fila.
La cultura qui e' qualcosa di abbastanza facile da vedersi attribuita, dacché il livello medio di istruzione e' bassissimo, e la cortesia e' abbastanza diffusa. Comunque una scampagnata sui monti la avrei fatta volentieri.

Senonché mi sono trovato in un momento in cui il presidente della repubblica metteva sui giornali inviti sempre piu vigorosi perché Alfredo deponesse le armi e si ritirasse a vita privata, e quindi posponevo ogni volta questa specie di gita.

C'è da tenere presente il quadro generale in cui questo Alfredo si andava ad inserire. In sostanza Dili e' piena di campi di profughi, che per le Nazioni Unite devono essere chiamati Internally Displaced Persons, cioè gente che e' profuga, ma dello stesso paese; tutte queste moltitudini sono affluite in citta' da villaggi remotissimi, scappando da bruciature di case (chi ha letto i miei commenti precedenti ricorderà forse cosa intendo), da mancanza di cibo e dalla difficoltà immensa di trovare una occupazione di qualsiasi tipo.
Rappresentano il problema più grande di questa città, perché a forse 100.000 abitanti originali, circa 20.000 se ne sono aggiunti e vivono nei parchi cittadini in tende fornite dall'ONU, e da IOM (International Organization for Migration). Poi questa delle tende e' un'altra storia, perché le tende l'IOM le acquista a 250 $ l'una, e il giorno dopo averle distribuite le si trova in vendita in citta', ancora imballate a 50 $, con gran gioia di quelli dell'IOM che si sbattono per settimane alla ricerca di soldi per acquistarle, all'estero eppoi vedono che i loro beneficiati le rivendono, anzi le svendono. Poi ci sono le distribuzioni di cibo, che consistono in sacchi di riso dati ad ogni famiglia, e da questo mese sono dimezzate per spingere la gente a lasciare i campi, prendersi i 1000 $ di buonuscita del governo e tornarsene nel loro villaggio a sistemarsi la casa.

Inoltre se le distribuzioni di cibo o di tende ritardano, immediatamente circolano avvisi ONU del non uscire per strada perché ci sono sassaiole e blocchi stradali non autorizzati. Alcuni miei conoscenti ne hanno fatto le spese la settimana scorsa.

In somma, il nome di Alfredo campeggia scritto sui muri e si erge a paladino dei profughi contro il governo e in genere contro tutti quelli che minano i diritti dei più deboli. Poi nei villaggi un po' più popolari, il supporto ad Alfredo e' molto marcato. Altri profughi qui a Dili dicono che non torneranno nei villaggi perché Alfredo e' ancora in circolazione. Logica sfuggente, ma vabbe'.

Qui si inquadrano gli avvenimenti odierni: esco per andare a lavoro, lunedì 11 febbraio, e vedo le strade più deserte del solito. E non incontro bambini che vanno a scuola. Arrivato nell'ufficio, prima ancora di salire le scale, vedo che fuori dal negozio sotto l'ufficio delle persone stanno discutendo molto animatamente. Salito sopra in ufficio trovo una specie di fermento di gente che parla ad alta voce ed altri che chiedono e tanti che discutono, filippini con i filippini, timoresi con timoresi, e logica vorrebbe che io interloquissi con gli italiani. Senonché sono l'unico italiano. Dunque mi siedo e domando:
"Che c'è?"
Allora, forse solo in quel momento si avvedono che sono arrivato, tutti si tacitano e la disegnatrice più grande di eta si avvicina e mi domanda se io so chi sia Alfredo. Rispondo che lo so, ed ella mi dice che e' stato ucciso.
Non faccio in tempo nemmeno a capire se sia il caso di rallegrarmene o meno, che una segretaria irrompe nella stanza e tutto di un fiato dice:
"Signore, c'è un allarme ONU, hanno detto dobbiamo chiuderci dentro, le case del Presidente della Repubblica e del Primo Ministro sono state attaccate. Ci sono disordini in tutta la città. Che dobbiamo fare?"
Ed io penso: "E secondo te che dovremmo mai fare, oh deficiente?"
Ma dico: "Chiudiamoci dentro."

09.15
Ah che bello, ho appena ricevuto delle informazioni autentiche, cioè che non sono voci ma informazioni ONU. Sembra che Alfredo sia morto, il Presidente della Repubblica sia stato sparato ed adesso sia già in Australia nel tentativo di salvarlo, ed i ribelli di Alfredo si stiano riversando sulla città.
Un bel quadretto, direi. Tranquillizzante e distensivo. Proprio l'ideale per lavorare.

09.51
E' stupefacente, siti australiani di vari network televisivi fanno a gara con la BBC nel mettere notizie piu' accurate: ogni minuto che passa c'e' un aggiornamento.
Il bello e' che io sono piu' aggiornato di loro. Ogni aggiornamento che mettono per me e' vecchio di dieci o venti minuti. Sono sommerso da informazioni.
Sembra che tutto sia successo stamattina presto. Un poliziotto di mia conoscenza stava facendo footing stamattina verso le 7 ed e' passato vicino alla casa del presidente, dove, attraverso la rete, ha visto il presidente fare esercizi nel suo giardino. Circa dieci minuti dopo ha sentito una serie di spari; sembra che la casa del presidente sia stata attaccata ed in questo scontro il capo dei ribelli sia stato ucciso, mentre il presidente sia gravemente ferito.
Povero presidente Ramon Horta. Premio Nobel per la pace, ci parlai, un paio di mesi fa.

Quello pero' che a me appare preoccupante e' che nel breve periodo ci potrebbero essere una serie di disordini immensi in tutto il paese, già nel 2006 il fu Alfredo aveva portato il paese sull'orlo della guerra civile. Adesso bisognerà vedere come reagiranno le moltitudini alla notizia.
Tra elicotteri e sirene non c'e' pace stamattina. C'e una riunione in corso nella sede della Polizia ONU. Boh.

Nel frattempo cerco di lavorare. Dobbiamo consegnare del materiale al ministero ma ai telefoni non risponde nessuno. Si saranno tutti imboscati.

13.20
Sono tornato in ufficio dopo essere stato a pranzo a casa. Per le strade la situazione e' tranquilla; si vede soltanto un mare di gente che si guarda intorno e parla. Nel frattempo in albergo manca l'acqua, i cellulari non funzionano e la benzina ai distributori e' quasi finita. Come diceva toto', saranno anche coincidenze, ma coincidono. La BBC dice adesso che anche l'automobile del Primo Ministro, contemporaneamente all'attacco al Presidente, e' stata attaccata senza successo, e che si tratta di un fallito colpo di stato. Andiamo bene.
Comunque pare che il presidente stia in condizioni non critiche.

15.00
Se ne vanno tutti a casa, quindi anche io.


Nota tranquillizzante. Va tutto eccellentemente bene e non c'e' assolutamente alcuna ragione di temere per la mia incolumita'.

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Martedì 12 Febbraio 2008

In realtà non ho molto da aggiungere.
I telefoni hanno ripreso a funzionare, l'acqua c'è e il panico che aveva spinto tutti ad intasare i 4 distributori di carburante presenti in città (si, quattro) pare essersi calmato.
In sostanza pare andare tutto bene. Sono tornato in ufficio e bene o male sono arrivati tutti, anche i Timoresi che ieri erano stati i primi a scomparire.

Appena arrivato in albergo, ieri, ho telefonato all'ambasciata italiana che, ricorderanno i piu' affezionati lettori non e' qui ma in Indonesia, a Jakarta per la precisione (credo 2 o 3 fusi orari distante) per comunicare, qualora non lo sapessero gia', che ero qui, giusto in caso.
Mi passano tale Pas**** che ascoltandomi con scarsa attenzione mi chiede cosa mi serva e io gli dico che ci eravamo gia' sentiti ad Agosto per via del mio passaporto che era pieno di timbri e che comunque adesso sto a Dili, e volevo segnalare la mia presenza nel caso la situazione richieda di contattare i cittadini italiani, al che lui mi dice:
"A va bene, mi manda per piacere un'email?"
Ed io:
"Forse non mi ha sentito, guardi Pas**** sto a Dili, a Timor".
Si sveglia di colpo.
"Ah per la miseria mi dica mi dica aspetti che prendo nota. Ma com'è la situazione? Ma e' vero che non funziona più niente? Come sta chiamando? Ha fatto bene a telefonare. Si si certo. Grazie grazie stia attento e tanti auguri."

Ieri sera siamo stati in albergo, pare che nel tardo pomeriggio il Primo Ministro abbia proclamato il coprifuoco per 48 ore dalle 20 alle 6 (chiaramente per evitare assembramenti che diventano sempre rapidamente rivoltosi), e la cosa che secondo me e' di difficile messa in pratica e' che che le pattuglie avrebbero ordine di sparare a tutti i gruppi di persone in strada durante la notte. Essendo i militari prevalentemente occidentali non la vedo questa cosa. Che si mettono a sparare contro persone inermi? Pero' la misura ha funzionato alla grande. La notte scorsa non e' stato registrato nessun incidente in tutta la città.

Adesso sembra chiaro che e' stato un fallito colpo di stato. Approfittando del fatto che il Presidente del parlamento era all'estero, hanno provato a uccidere il Presidente della Repubblica ed il Primo Ministro. Su che cosa avrebbero potuto fare dopo, e' un mistero.
Penso che io lo avrei organizzato meglio.

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