giovedì 1 dicembre 2011

Faisalabad, Pakistan November 2011 - L'arrivo all'aeroporto di Lahore

Data la difficolta' con la quale si reperiscono alcolici in Pakistan (almeno a Faisalabad, dove abito), ho pensato: "Stavolta li frego io, mi porto una bottiglia di wisky dall'italia, cosi' se mi viene a visitare qualcuno, almeno ho qualcosa da offire, invece del solito succo di frutta".
E cosi' mi sono informato sulle regole che vigono per l'importazione di alcolici da parte di turisti o stranieri in generale, ed ho scoperto, visitando il sito dell'Aeroporto Internazionale di Lahore, che l'importazione e' proibita a tutti, in nessuna quantita'. Se un turista, per errore, fosse trovato in possesso di alcolici, questi verrebbero tenuti in custodia sino alla ripartenza.
La cosa strana e' che comunque, sebbene molto ristretta, la vendita di alcolici negli alberghi e in altri posti che non conosco di persona e' comunque consentita. Quindi il divieto di portare una bottiglia dall'estero e' abbastanza inspiegabile.

Comunque, accertato che per l'infrazione di portare una bottiglia dall'Italia non mi avrebbero trascinato davanti al plotone di esecuzione, decisi di rischiarmela, quindi una volta in Italia feci la solita provvista di salame, mortadella, prosciutto ecc. e presi una bottiglia di Johnnie Walker (siccome poi l'appetito vien mangiando, comprai anche una bottiglia di grappa). E confidavo sullo stellone, all'arrivo a Lahore.

L'aeroporto di Lahore e' organizzato cosi': all'uscita, dopo aver eseguito il controllo passaporti ed aver recuperato il bagaglio, si deve transitare attraverso un controllo di polizia dove i bagagli vengono messi su un nastro che li scansiona ai raggi X, mentre le persone passano tranquillamente. All'imbocco di questo nastro avvengono tragedie. Infatti il numero di viaggiatori che si accalca per mettere le proprie valigie sul nastro e' immenso, anche centinaia di persone, nelle ore di picco, le quali sgomitano, si spingono, litigano e strillano pur di riuscire a poggiare il bagaglio sul nastro. E' assolutamente normale che per riuscire a spingere dentro la bocca della macchina a raggi la propria valigia si sposti o si tolga quella di altre persone, che ovviamente non gradiscono la cosa e di qui nascono competizioni per la sopravvivenza. Tutto questo perche', coerentemente con i costumi locali, la "fila" non e' una fila per uno, o per due o per tre. Si tratta di un "mucchio" di persone che si accalca intorno a questo nastro da tutte e tre i suoi lati liberi e, a mano a mano che si crea spazio per le valigie, ad una lentezza cosmica, ognuno si sente in diritto di prendere quel posticino appena creatosi. E il numero di carrelli vuoti, abbandonato a questo imbocco, rende la cosa anche pericolosa, perche' si inciampa, e si cade. Insomma una situazione di competizione naturale dove per sopravvivere devi passare sopra qualcun altro.

Quando giunto a Lahore, riuscii, con estrema fatica, a farmi largo e a trovare un posticino sul nastro, confidavo che in quel marasma il poliziotto davanti allo schermo non avrebbe prestato attenzione alle mie due bottiglie. All'uscita del nastro c'e di solito una montagna di valigie che cadono disordinatamente per terra. Giunto alla mia, il poliziotto davanti allo schermo, con un bastoncino che somigliava ad un'antenna telescopica delle radio, delicatamente picchietto' due volte sulla mia, senza nulla dire, ed io lo interpretai come un presagio negativo. Nel frattempo che lui, sempre con un distacco professionale, picchiettava su alcune altre, si ' materializzo' dietro di me un altro poliziotto ed io, mantendendo un aplomb inglese e fingendo di non averlo visto, recuperai la mia valigia e mi diressi, con la piu' credibile nonchalance, verso l'uscita. Ma il poliziotto mi seguiva in silenzio, e una volta arrivati alla dogana, mi ingiunse: "Signore, per di qua".
"Ahia" pensai io. Mi misi al banco della dogana ed il poliziotto se ne torno' al nastro. La tentazione di andarmene ci fu, ma non sapevo in che cosa sarei incorso.
Il doganiere mi domando' cosa avessi in valigia ed io risposi "Niente!"  e allora questi: "Niente? allora perche' sei qui?"
Quindi spiegai di avere del cibo, una bottiglia di vino. Al che egli si illumino'.
"Vino? vedere vedere aprire"
Ed io aprii. Che dire siccome voleva vedere la bottiglia io cominciai a frugare in cerca di quella di grappa, piu' economica, ma la sorte volle che incappai in quella di Johnnie Walker. Fui informato che era proibito, e che la avrebbero tenuta loro. Chiesi perche', visto che questo materiale e' in commercio anche in Pakistan, e che i miei colleghi lo portano sempre, ma rispose che era la legge.
Quindi domandai se fosse possibile un accordo diverso, ma fu irremovibile e disse "Mi dispiace ma su queste cose non si fanno trattative" Come se fosse un contrabbando d'armi.
Richiusi la valigia, contento che meta' del bottino lo avevo preservato, e mi rilasciarono una ricevuta con la quale avrei potuto recuperare il mio wisky, alla partenza. Con scarsa fiducia lo presi, ringrazia e me lo misi in tasca.
Quando vidi la mia bottiglia insieme a tante altre cose sequestrate, senza nessun identificativo, cominciai a pensare che qual wisky sarebbe stato goduto da altri, e richiesi che doveva essere identificato con lo stesso numero della mia ricevuta. Il solerte impiegato allora riprese la bottiglia e vi scrisse con un pennarello il numero della mia ricevuta. Salutai e me ne andai.

sabato 28 maggio 2011

Faisalabad, Pakistan May-June 2011

ITALIANO
Anche questo soggiorno in Pakistan sta per finire, tanto lavoro e niente svago.















La questione della sicurezza non si sente per niente, sono circa 3 settimane che Bin Laden e' stato ucciso (cosa della quale qui tutti pensano che non sia vera), ed ogni tanto si leggono sui giornali notizie di sparuti attentati nelle zone del Pakistan vicine al confine con l'Afghanistan. Qui, nel Punjab la situazione e' tranquillissima, almeno sulla base delle notizie che ricevo.







A proposito di Bin Laden qui la verita' alternativa e' che questi sia morto alcuni anni fa, la famosa villa-bunker di Abbottabad fosse disabitata da anni e che tutto questa notizia sia un falso organizzato, come se ci fosse bisogno di dirlo, dagli americani. Boh?






Comunqe la vita qui e' all'interno di un campo circondato da mura alte 3 metri e pieno di guardie, e andare fuori e' cosa rara e limitata all'indispensabile. La moltitudine di guardie penso sia piu' per una sicurezza standard anti ladro che non per motivi di gravi minacce (anche perche' in caso di gravi minacce, le guardie secondo me sarebbero le prime a volatilizzarsi).





































Pero' ho ricevuto una mail bellissima piena di fotografie sul Pakistan, che ne mostrano degli aspetti etnici e culturali molto interessanti. Qui ne propongo alcune, per l'album completo andare sulla galleria di picasa, cliccando qui.


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ENGLISH
This new work in Pakistan is about to be over,too. Much work and no rest.


I do not feel the safety issue at all, Bin Ladin was killed about 3 weeks ago (here nobody believes it), and at times we read in the newspapers of blasting in Pakistani areas near the Afghan border. Here in Punjab the situation is very calm, based on the news I receive.


As regards as Bin Ladin, here the alternative truth is the he died some years ago, the fortified villa in Abbottabad has been vacant for years, and the whole news was a plot made up by americans. 

Anyway life is inside a camp surrounded by 3 m high walls and full of guards, and going out is something that happens seldom and is done only when necessary.
I think that the big number of guards is mainly due to a standards security service against theft, rather than for serious threats (I am afraid that, in case of serious threats, the guards would be the first to run away).


I received a nice email full of photographs of Pakistan, and they show ethnic and cultural aspects that I feel very interesting. Here I propose few, for the full album see the picasa collection here.