Data la difficolta' con la quale si reperiscono alcolici in Pakistan (almeno a Faisalabad, dove abito), ho pensato: "Stavolta li frego io, mi porto una bottiglia di wisky dall'italia, cosi' se mi viene a visitare qualcuno, almeno ho qualcosa da offire, invece del solito succo di frutta".
E cosi' mi sono informato sulle regole che vigono per l'importazione di alcolici da parte di turisti o stranieri in generale, ed ho scoperto, visitando il sito dell'Aeroporto Internazionale di Lahore, che l'importazione e' proibita a tutti, in nessuna quantita'. Se un turista, per errore, fosse trovato in possesso di alcolici, questi verrebbero tenuti in custodia sino alla ripartenza.
La cosa strana e' che comunque, sebbene molto ristretta, la vendita di alcolici negli alberghi e in altri posti che non conosco di persona e' comunque consentita. Quindi il divieto di portare una bottiglia dall'estero e' abbastanza inspiegabile.
Comunque, accertato che per l'infrazione di portare una bottiglia dall'Italia non mi avrebbero trascinato davanti al plotone di esecuzione, decisi di rischiarmela, quindi una volta in Italia feci la solita provvista di salame, mortadella, prosciutto ecc. e presi una bottiglia di Johnnie Walker (siccome poi l'appetito vien mangiando, comprai anche una bottiglia di grappa). E confidavo sullo stellone, all'arrivo a Lahore.
L'aeroporto di Lahore e' organizzato cosi': all'uscita, dopo aver eseguito il controllo passaporti ed aver recuperato il bagaglio, si deve transitare attraverso un controllo di polizia dove i bagagli vengono messi su un nastro che li scansiona ai raggi X, mentre le persone passano tranquillamente. All'imbocco di questo nastro avvengono tragedie. Infatti il numero di viaggiatori che si accalca per mettere le proprie valigie sul nastro e' immenso, anche centinaia di persone, nelle ore di picco, le quali sgomitano, si spingono, litigano e strillano pur di riuscire a poggiare il bagaglio sul nastro. E' assolutamente normale che per riuscire a spingere dentro la bocca della macchina a raggi la propria valigia si sposti o si tolga quella di altre persone, che ovviamente non gradiscono la cosa e di qui nascono competizioni per la sopravvivenza. Tutto questo perche', coerentemente con i costumi locali, la "fila" non e' una fila per uno, o per due o per tre. Si tratta di un "mucchio" di persone che si accalca intorno a questo nastro da tutte e tre i suoi lati liberi e, a mano a mano che si crea spazio per le valigie, ad una lentezza cosmica, ognuno si sente in diritto di prendere quel posticino appena creatosi. E il numero di carrelli vuoti, abbandonato a questo imbocco, rende la cosa anche pericolosa, perche' si inciampa, e si cade. Insomma una situazione di competizione naturale dove per sopravvivere devi passare sopra qualcun altro.
Quando giunto a Lahore, riuscii, con estrema fatica, a farmi largo e a trovare un posticino sul nastro, confidavo che in quel marasma il poliziotto davanti allo schermo non avrebbe prestato attenzione alle mie due bottiglie. All'uscita del nastro c'e di solito una montagna di valigie che cadono disordinatamente per terra. Giunto alla mia, il poliziotto davanti allo schermo, con un bastoncino che somigliava ad un'antenna telescopica delle radio, delicatamente picchietto' due volte sulla mia, senza nulla dire, ed io lo interpretai come un presagio negativo. Nel frattempo che lui, sempre con un distacco professionale, picchiettava su alcune altre, si ' materializzo' dietro di me un altro poliziotto ed io, mantendendo un aplomb inglese e fingendo di non averlo visto, recuperai la mia valigia e mi diressi, con la piu' credibile nonchalance, verso l'uscita. Ma il poliziotto mi seguiva in silenzio, e una volta arrivati alla dogana, mi ingiunse: "Signore, per di qua".
"Ahia" pensai io. Mi misi al banco della dogana ed il poliziotto se ne torno' al nastro. La tentazione di andarmene ci fu, ma non sapevo in che cosa sarei incorso.
Il doganiere mi domando' cosa avessi in valigia ed io risposi "Niente!" e allora questi: "Niente? allora perche' sei qui?"
Quindi spiegai di avere del cibo, una bottiglia di vino. Al che egli si illumino'.
"Vino? vedere vedere aprire"
Ed io aprii. Che dire siccome voleva vedere la bottiglia io cominciai a frugare in cerca di quella di grappa, piu' economica, ma la sorte volle che incappai in quella di Johnnie Walker. Fui informato che era proibito, e che la avrebbero tenuta loro. Chiesi perche', visto che questo materiale e' in commercio anche in Pakistan, e che i miei colleghi lo portano sempre, ma rispose che era la legge.
Quindi domandai se fosse possibile un accordo diverso, ma fu irremovibile e disse "Mi dispiace ma su queste cose non si fanno trattative" Come se fosse un contrabbando d'armi.
Richiusi la valigia, contento che meta' del bottino lo avevo preservato, e mi rilasciarono una ricevuta con la quale avrei potuto recuperare il mio wisky, alla partenza. Con scarsa fiducia lo presi, ringrazia e me lo misi in tasca.
Quando vidi la mia bottiglia insieme a tante altre cose sequestrate, senza nessun identificativo, cominciai a pensare che qual wisky sarebbe stato goduto da altri, e richiesi che doveva essere identificato con lo stesso numero della mia ricevuta. Il solerte impiegato allora riprese la bottiglia e vi scrisse con un pennarello il numero della mia ricevuta. Salutai e me ne andai.
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