lunedì 29 ottobre 2007

Timor-Leste "La mia missione ad Agosto 2007"

Allora, scriverò un libro su questa avventura.
Mai mai mai così male!
Il viaggio era: Roma - Kuala Lumpur (malesia) - Bali (indonesia) - Dili (Timor Leste) A Kuala Lumpur nessun problema, sono sceso dall'aereo e salito su un altro. A Bali, dovevo passare una notte e quindi sono transitato all'immigrazione. Il mio passaporto non aveva nemmeno una pagina completamente bianca, e siccome il loro visto è un adesivo grande come una pagina, mi hanno fermato e lasciato lì ad aspettare per un'ora, con il mio passaporto in mano loro, chissà dove.
Ovviamente avevo pagato già il visto, 10 dollari.
Premetto che all'aeroporto c'è una scritta lampeggiante che dice , nel caso di disturbo da parte dell'autorità preposta all'immigrazione, di rivolgersi all'ufficiale di turno. Siccome il disturbo stava arrivando, e lo sapevo, mi er
o risoluto a chiedere il suo inntervento, appena qualcuno mi avesse fatto qualche proposta inndecente. Alla fine, l'ufficiale che aveva il mio passaporto mi ha offerto un aiuto, mettendo l'appiccichino su una pagina già timbrata, alla modica cifra, non fatturata, di 100 dollari.
Ho chiesto di parlare con l'ufficiale di turno.
Era lui!

Allora ho chiamato l'ambasciata ma era domenica, quindi chiusa. 
[****]
Allora ho pagato e sono andato a folleggiare a Bali.

L'indomani per reimbarcarmi, al check in il signore della compagnia aerea non mi ha accettato dicendo che non c'è spazio sul passaporto per mettere il visto di Timor Leste, e che quindi mi rimanderanno indietro a spese della Compagnia aereia.
Quindi non mi facevano viaggiare.
[****] 
Non c'era verso di partire. La nostra ambasciata in Indonesia è a Jakarta, circa due ore di viaggio e per emettere un nuovo passaporto impiega anche 2 o 3 settimane.
Che fare? Chiamo il nostro ufficio di Manila, così mi dicono loro.
Comincia un giro di telefonate con l'aereo che aveva già cominciato ad imbarcare, tra Manila, il ministero dei lavori pubblici di Timor Leste, ma al check in volevano solo sapere chi era l'ufficiale dell'immigrazione di Timor Leste che mi avrebbe fatto entrare nel paese; era inutile nominare ambasciate
, ministeri o ONU.
Alla fine mi sono preso la responsabilità del volo di ritorno, nel caso fossi stato respinto, e mentre l'aereo chiudeva le porte, sono entrato.

Finito? Seee.


Il volo era un tipico volo non IATA, cinture di sicurezza mancanti, ci si siede dove capita, i sedili a volte sono rotti. Una corriera insomma. Anzi anzi che stavolta hanno fatto le dimostrazioni di sicurezza, con le procedure di emergenza, di solito non le fanno nemmeno.
Chissà se i giubbotti di salvataggio ci sono veramente, sotto i sedili.
Comunque volo traquillo e senza problemi. L'atterraggio: l'aereo tocca terra ad una velocità verticale immensa. Dà una botta che scuote tutta la fusoliera, i passeggeri sono sballottati in avanti prima, indietro poi, e l'aereo rimbalza in aria.
Ho detto: "Stavolta è quella buona!"
Il pilota ci riprova, si riabbassa e dopo alcuni saltellamenti paurosi tocca terra. Pfiu. Anche questa è andata.

Scendo dall'aereo e
arrivo allo sportello dell'immigrazione, in una specie di cabina telefonica vicino alla pista, cui già la gente si cominciava a mettere in fila.
[****]
Quando è il mio turno, in 10 secondi il funzionario mi restituisce il passaporto e mi dice che sono respinto perchè non c'è spazio per mettere il timbro.
Non vuole sentire ragioni.

[****] si attacca al telefono chiamando tutti i suoi conoscenti, e nel frattempo quelli dell'immigrazione diventano 3.
[****] cerca di spiegare loro l'importanza somma del mio operato per il benessere di tutta la nazione Timorese, [****] 
L'aereo adesso sta imbarcando i nuovi passeggeri per ritornare indietro. Una impiegata della dogana mi chiede di darle il tagliando della mia valigia per andare a recuperarla e poi reimbarcarla.
Arrivano altri 2 impiegati dell'immigrazione, e siamo a 5.
Ovviamente siamo all'aperto, nell'erba. Uno pieno di buona volontà va a prendere il timbro per farmi vedere che non è cattiveria, proprio non c'entra e non possono coprire un altro timbro. Arriva il capo dell'immigrazione, un ufficiale che dice senza tanti complimenti che non è un problema loro, il mio passaporto non è utilizzabile quindi devo tornare a Bali sullo stesso aereo da cui ero appena sceso.
Si dirigono minacciosamente verso le mie valigie. La compagnia aerea, avvertita del mio rimpatrio in Indonesia, manda una hostess a prendermi perchè l'aereo ha già acceso i motori e de
ve partire. 
[****] 
 Mentre l'aereo chiude i portelli dei bagagli e la hostess comincia ad essere insistente perchè io vada con lei (soltano nell'aereo, per fortuna), arriva una telefonata [****] che dice di farmi entrare e basta. Mi mettono il timbrone sopra altri timbri e dieci minuti dopo ero fuori dall'aeroporto.
Poi dici che a uno viene la gastrite.


Salto i convenevoli, le presentazioni e le chiacchiere di
circostanza, arrivo in albergo, Hotel Sakura Tower. Un edificio di 3 piani lo chiamano tower. Penso sia il più alto della capitale.
Oh, adesso di posti ne comincio a conoscere parecchi, e tutti più o meno disagiati. Ma un viaggio qui, non lo raccomanderei nemmeno ad un nemico.
La camera, al prezzo di 1000 euro al mese, per lunghe permanenze, è senza finestre, nè in bagno, nè nella camera!
[****]
La sera stessa del mio arrivo dovevano nominare il nuovo primo ministro, e siccome qui usa così, sin prima della nomina, c'erano scontri nelle strade a base di sassaiole e incendi tra la fazione del vecchio primo ministro e quella del probabile nuovo. Poi la nomina è arrivata, e il probabile è diventato certo.
Gli scontri sono diventati asperrimi, ci sono villaggi in cui le case bruciate arrivano a 500 (usi locali).
Il secondo giorno, andavamo in qualche posto in macchina, e alcuni ragazzi con dei sassi in mano hanno fatto un cenno a quello che guidava, il quale si è fermato e ha dato loro 5 dollari, così può passare tranquillo, senza danneggiamenti alla macchina. Essi hanno salutato e ce ne siamo andati tranquilli.

[****]
 
Che posticino ... Quando diventa scuro ci si chiude ciascuno nella sua magione; andare in giro è un suicidio. Dal tramonto all'alba le macchine che circolano, e sto in centro, sono pochissime.

I veicoli che qui sono abbondantissimi sono quelli dell'onu e le camionette militari. Passano a tutta callara perchè sono i più bersagliati dalle sassaiole. Di notte non circolano nemmeno loro.
[****]
Ah, oggi 15 agosto la musica cambia. Mi arriva una segretaria che mi turba. Demi Mendez, più o meno. Ma ha 20 anni.

Mi danno una macchina che è un mostro. Le ruote avranno un diametro di un metro e mezzo. Un autentico bolide. nuovissimo.
E trovo un posto telefonico che costa 30 centesimi di Euro al minuto.
[****]
Forse ci sarà anche internet.

[****]
23 agosto. Nel complesso le cose marciano. 

[****]

 Un passino alla volta però ci avviciniamo a lunedi 27, dove c'è la consegna.


Oggi ci attaccano internet. Che lusso, proprio adesso che sto per finire.
[****]
Poi da lunedi 27 a lunedi 3 settembre sarò in attesa di commenti al progetto, e se non arrivano, come mi aspetto, il 3 si consegna e poi si parte.

Poi il viaggio di ritorno sarà un'altra odissea, perchè lo scalo in Indonesia prevede per forza un passaggio all'immigrazione e non avendo pagine, stavolta sono proprio finite, il problema sarà divertente.
Ho chiesto all'ambasciata a me più vicina (a Jakarta in Indonesia due fusi orari di differenza, pensa un po') di farmi avere un lasciapassare per transitare senza passaporto, e tra l'invio delle foto e l'invio del lasciapassare tramite corriere, alla fine ho speso i 100 dollari che mi avrebbero chiesto alla frontiera per farmi un favore.
Nel frattempo il lasciapassare non arriva.
Ho parlato con l'ambasciata proprio adesso e mi dicono che hanno spedito il lasciapassare tre giorni fa, quindi sto per riceverlo. Ci deve essere stato qualche allineamento stellare che ha fatto si che tutto cominci a girare per bene.

Qui finisce la prima parte.

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INTERRUZIONE
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Parte seconda

Questo paese è formidabile
Da quando qui non è più indonesia e questo si è trasformato in un paese
autonomo, i timoresi si sono trovati senza polizia, quindi l'onu ha messo
loro a disposizione dei poliziotti stranieri.
Il bello è che ha ognuno la sua divisa nazionale, quindi trovi per le strade
gruppetti di poliziotti australiani (camicia celeste, pantaloni blu e tanti
distintivi), insieme a filippini (divisa verde), coreani (nera o bianca)
singaporesi (mimetica) ugandesi (verde scuro) indiani, bangladeshi e
pakistani (verde), neozelandesi (boh) portoghesi (blu scuro), rumeni ecc. ecc.
fino ad assommare alla bella cifra di 37 diversi stati che compongono la
polizia di timor-leste.
E questi fermano le macchine e fanno le multe secondo le leggi timoresi,
alle quali sono stati edotti con dei corsi di apprendimento rapido.

Girano per le strade con dei macchinoni giganteschi, la maggior parte dei
quali ha le reti per proteggere i vetri dai sassi, che piovono credo dallo
spazio interplanetario.
Se vedono un assembramento rallentano, alla bisogna si fermano e dopo un po'
vanno via. Se portano via qualcuno non è mai per più di qualche ora. Poi
viene rilasciato.
[****]
L'ufficio comincia a funzionare. Internet funziona, ho messo in rete 13
computer, 4 stampanti. Oggi abbiamo consegnato il progetto Bozza. Tra una
settimana ci sarà il finale e inoltre ho il mio aereo.

Dall'aeroporto arriva e parte un aereo per Bali (indonesia) 6 volte la
settimana ed uno per darwin (australia) penso anche questo 6 volte la
settimana. Non c'è altro. Non è che sia esattamente Heathrow.


Il mare è il più bello che abbia mai visto. Però ci sono un po' di meduse,
che mi aspettano a tentacoli aperti.
Avevo intenzione di spendere l'ultima settimana facendo un po' di vacanze,
visto che il progetto era finito. Invece, 

[****]
quello che abbiamo consegnato oggi va pesantemente rivisto, dato che è stato
terminato in fretta e furia stamattina.

Altra stranezza è l'abitudine di bruciare case.
Funziona così: due persone litigano, magari per questioni politiche,
uno dei due organizza la bruciatura che consiste nell'andare a casa di
quell'altro in 40 o 50 (su un paio di camion) far uscire le persone
dentro e dare fuoco alla casa. Chi sta dentro di solito esce in buon
ordine (anche perchè immagino è meglio non litigare con 50 persone).

A un inglese qui, che aveva la casa in affitto, si sono presentati i
bruciatori, che hanno bussato alla finestra, gli hanno detto di uscire
perchè dovevano bruciare la casa. Lui ha detto che stava cucinando e
non aveva fatto niente di male. Loro gli hanno risposto che ce
l'avevano con il proprietario, non con lui. Lui ha portato le sue
padelle fuori casa e ha continuato a cucinare in giardino, seduto
sulle valigie, mentre la casa ardeva.
Strano paese.

Stanotte sono stato svegliato da un clangore pazzesco, pareva stare a
Termini alle 8 di mattina. Ora, visto che qui a Dili la ferrovia non
c'è, mi sono affacciato. Si sentiva battere metallo su metallo, come
forsennati. Veniva da tutte le direzioni. Ho cercato di sentire meglio
e mi sono accorto che non era un eco, effettivamente veniva da tanti
posti.
Come se tutta la città si fosse data appuntamento per fare baccano.
Alcuni nei paraggi si riuscivano a sentire bene. Sotto la mia finestra
gente usava una spranga per battere su un cartello stradale.
Ho detto "sarà la solita contestazione politica" e me ne sono andato a dormire.
Un paio d'ore dopo hanno smesso.
Poi si sono alzati gli elicotteri, che è il segno di qualche disordine.
Ho chiesto questa mattina all'autista che cos'era e lui mi ha detto
che anche lui a casa sua batteva. Mi ha spiegato che è un'usanza
locale per la luna. Non ho capito se è la luna piena o la luna nuova,
ma insomma qualcosa legato ai cicli lunari.
Quindi alle donne, arguisco.

Il mio lasciapassare è arrivato. Se non me lo ritirano a Fiumicino me
lo metterò in cornice.
Adesso vediamo in indonesia che altra diavoleria si inventeranno per
estorcermi altri soldi.
Ad uno ad uno quando racconto la mia avventura a Bali, mi stanno tutti
dicendo che per passare devi dare soldi. Al gruppo di filippini
(quattro) hanno fatto una tariffa comitiva (tipo 30 dollari per uno).
[****]

Oggi mercoledi 29 sono aarrivati i commenti al progetto preliminare.
[****]

 E un paio di modifiche. Domani è festa (per loro del
ministero) quindi venerdi (ultimo giorno utile prima della mia
partenza lunedi prossimo andrò a cercare di ridurli a più miti
consigli, altrimenti la mia partenza sfuma. E se sfuma si apre un
altro problema. Dove metteranno l'estensione del visto le buone
autorità timoresi? Penso che appena vedranno il mio passaporto lo
strapperanno. Così, per fare un po' di pulizia.

[****]

Qui nel frattempo il lavoro frulla. 

[****]

Ah dimenticavo c'è pure la Mendes, ma sa solo ridere. Non parla
nemmeno portoghese, questo lo dico a beneficio di tutti coloro (tanti
direi, a conferma della semplicità del cervello maschile) che si sono
lanciati in suggerimenti di approccio più o meno espliciti.
E poi quella alle 17 tela. Ha ben altro da fare, immagino.

Un aspetto che non ho mai sottolineato è che qui dato che la sera non
si può uscire, scendo in giardino dell'albergo dove altri disperati
stranieri come me fanno lo stesso. E si intessono relazioni personali
interessanti, tra chi si ubriaca in presenza dei figli, chi si porta
il computer e lavora, chi porta la musica, chi fuma. Bella e varia
umanità, nulla da dire.
Tra i miei più frequenti interlocutori figurano:
2 ragazze giapponesi che lavorano alla loro ambasciata,
[****],
un poliziotto di singapore che lavora ai servizi segreti qui
un poliziotto coreano che istruisce i poliziotti locali.
Poi c'è Ian o Yan, non lo so. Ian è veramente il massimo. Polacco,
lavora anche lui per le nazioni unite, 35 anni circa. si unisce a noi
giù in giardino solo quando è già ubriaco perso. Arriva, saluta tutti
comincia a bere per far evaporare quel barlume di coscienza che gli ha
permesso di camminare sino al giardino, e poi comincia a straparlare,
mette zizzania raccontando cose segrete, molesta le ragazze, in
presenza dei loro mariti, fidanzati ecc. Finisce sempre che qualcuno
gli mette le mani addosso o io lo riaccompagno nei suoi alloggi. La
mattina dopo, fresco come un fiore, lo incontri a colazione e lui come
se niente fosse.

Beh si, bella esperienza.

Fine della seconda parte

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INTERRUZIONE
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Parte Terza

Questo è il breve epilogo dell'avventura timorese.
C'è però un piccolo aspetto di qui che non ho ancora trattato. Sebbene Timor-Leste sia uno stato indipendente, la valuta ufficiale è il dollaro americano. Però i sottomultipli (centesimi) si chiamano centavos e sono locali. In pratica uno paga con una banconota americana e riceve un resto che è parte in dollari e parte in monete, che non sono spendibili altrove. Inoltre i biglietti da 1 dollaro sono "strani" sia al tatto che in trasparenza, ma vengono usati tranquillamente da tutti. Gli americani dicono che quando tornano in america i biglietti da 1 dollaro li devono lasciare a Timor, perchè altrimenti li arrestano. 

[****]
Tornando a me, in sostanza dopo aver consegnato il progetto preliminare, stavo tutto tranquillo perchè non sarebbe dovuto arrivare nessun commento, [****].
Si, infatti, i commenti al progetto li hanno fatti fare ad un altro.
E sono arrivati due giorni dopo, con due pagine fitte fitte di richieste di modifiche e correzioni.
Panico. Io tra 5 giorni ho l'aereo per casa. Che fare? Mumble mumble, fammi un po' vedere che vogliono.
Ah ma qui si sbagliano, questo errore non è un errore, questa richiesta è contraria alle norme e così via.
Quindi di corsa al ministero a fare una bella riunione [****]
Ho speso gli ultimi giorni ad aggiustare i calcoli e qualche disegno, e in breve era tutto completato per benino.
Ma il bello è il viaggio di ritorno.
Lunedì mattina corro al ministero per consegnare il capolavoro, e subito dopo di corsa all'aeroporto.
Arrivo, al controllo passaporti gli ufficiali dell'immigrazione si ricordavano di me e mi hanno domandato come avrei fatto a passare a Bali, visto che adesso il passaporto era veramente pieno. Ho spiegato loro che adesso avevo un asso nella manica, il mio nuovo lasciapassare e loro mi hanno fatto andare tranquillamente.
Vado agli imbarchi ed assisto all'arrivo dell'aereo che trasportava altri disperati da Bali a Dili. Essi scendono, e io mi metto vicino alle uscite perchè è già ora di montare su e partire.
Ma non ci chiamano e il tempo passa. L'ora della partenza è già superata di una mezz'ora buona, ma questi di chiamarci non hanno nemmeno una blanda intenzione.
Un'ora di ritardo. Io ho una coincidenza da prendere a bali, per Kuala-Lumpur. Non sto di fretta, ma se il volo viene annullato mi saltano tutte le coincidenze. Non posso arrivare tardi. Esco all'aperto e mi avvicino all'aereo, unico e solo in tutto l'aeroporto. C'era tutta gente che armeggiava. Chiedo a uno che hanno intenzione di fare e una guardia mi spiega che adesso lo fanno partire e a Bali qualcuno lo aggiusterà perchè in indonesia i pezzi di ricambio li hanno.
"Si, ma partire come, penso io?"
E nel frattempo cerco di guardare che stanno facendo intorno all'aereo, e vedo che parecchie persone si affaccendano a portare roba. Boh.
Poi dei portoghesi mi spiegano che non aggiusteranno niente perchè è così da più di un anno. I motori non si accendono perchè manca l'accensione automatica e li devono accendere a mano; mi indica infatti un tizio che è entrato nel vano motori con una scale e si vedono solo le sue gambe. Ci sono dei cavi che arrivano dall'aeroporto ed entrano nella stessa apertura in cui c'è l'uomo. Boh. Che Dio ce la mandi buona.
Parecchio tempo dopo si sente un boato infernale e un reattore comincia a funzionare. Ripetono lo stesso all'altro reattore e tenendoli ad un regime bello alto portano le scalette e di tutta furia ci fanno arrampicare sull'aereo.
E partiamo.
Sul volo nulla da dire anche l'atterraggio è stato normale. Ed arrivo a Bali. Aspettavo questo momento da un mese. Anche per i transiti devo passare all'immigrazione. Devo in pratica uscire e rientrare nell'aeroporto.
Si lo so ho il mio lasciapassare, ma che diranno, è un foglio scritto in italiano, tranne una coincisissima traduzione ad sensum in inglese. Varrà? In termini diplomatici è perfettamente equivalente ad un passaporto, ma che dirà la polizia [****], in merito?

Allora ho il guizzo.
"Mi serve quancuno che mi faccia saltare le procedure di immigrazione, esca fuori recuperi la mia valigia, e faccia il checkin al posto mio per il volo per Kuala Lumpur" Detto fatto, chiedo a quelli della Merpati di far venire qualcuno ad aiutarmi; mi dicono di aspettare lì. Io aspetto e dopo una mezz'oretta le file dell'immigrazione si svuotano, e i poliziotti cominciano a guardarmi pensando, credo "ma questo qua perchè non passa all'immigrazione e se ne sta fermo guardandoci?" Io pensavo: "adesso questi vengono e mi chiedono spiegazioni, e sono nei guai". Continuo a chiamare quelli della Merpati, al telefono e alla fine arriva un funzionario, che meraviglia delle meraviglie era lo stesso che un mese prima non mi voleva far salire sull'aereo perchè diceva che a Dili mi avrebbero respinto. Ovviamente mi ha riconosciuto subito ed ha detto, più o meno: "Mo' che altro c'hai?" Gli ho spiegato il problema, mi ha fatto passare per i passaggi interni fino ai gate dove si aspetta per entrare nell'aereo e mi ha detto che andava lui a recuperare la mia valigia e reimbarcarla, facendo un nuovo check in. Gli ho lasciato il mio passaporto ed il mio biglietto, e mi sono seduto in trepidante attesa, temendo che gli venisse un malore e lo portassero all'ospedale con la mia roba. Però, dopo 20 minuti è tornato con la mia carta d'imbarco bella pronta e mi ha restituito tutto. Gli ho chiesto sette o otto volte se era sicuro di aver imbarcato la mia valigia, l'ho pagato (10 dollari) e sono partito.
Arrivo a Kuala Lumpur, riparto per Roma, e a Fiumicino ritrovo pure la valigia (non ci avrei scommesso un centavo).
Tutto perfettamente bene.
E questo conclude la mia avventura Timorese.

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